Pagine

mercoledì 19 marzo 2025

Miss Sanny – Il Trionfo della Dea del Nylon


 

 

📖 Racconto di Erry Granduca, tratto dal diario di schiavo Todo Meo

 

Miss Sanny – Il Trionfo della Dea del Nylon

📖 Racconto di Erry Granduca, tratto dal diario di schiavo Todo Meo

L’inizio della resa

L’aria nella sontuosa sala vibrava di tensione. I candelabri d’argento gettavano una luce dorata sulle pareti, mentre il silenzio era spezzato solo dal ticchettio ipnotico dei tacchi di Miss Sanny sul marmo lucido.

Io ero lì, inginocchiato accanto al trono della mia Miss assoluta, lo sguardo abbassato in segno di venerazione. Le sue calze di nylon avvolgevano le gambe come un sigillo divino, la stoffa così sottile da sembrare una seconda pelle. I suoi occhi verdi brillavano di una luce gelida e irresistibile.

Era un’apparizione fatale.

Miss Sanny indossava un abito di raso nero che aderiva alle sue forme con una perfezione assoluta. La scollatura profonda rivelava il suo seno magnifico, sostenuto da un reggiseno in pizzo nero. Sotto l’abito, un reggicalze a sei bretelle teneva perfettamente in tensione le sue calze velate finissime.

Ai piedi, Louboutin nere in vernice, con un tacco affilato come una lama e una suola rossa che sembrava la firma stessa della tentazione.

Lei non vestiva la seduzione. Lei la incarnava.

Di fronte a Lei, Miss Lucrezia.

Vestita con un corsetto in raso aderente, una gonna di vinile lucido e stivali neri con tacco a spillo, Penelope stringeva una frusta tra le mani, convinta che il potere risiedesse nell’oggetto e non in chi lo impugna.

Errore fatale.

Miss Sanny le strappò via la frusta con grazia letale, scivolando nel suo spazio personale senza alcuno sforzo. La fece passare tra le dita, accarezzandola come se assaporasse il momento, poi la avvolse attorno al collo della rivale, stringendola con una pressione leggera ma inesorabile.

"Ti piace comandare, vero?"

Miss Lucrezia trasalì.

Per la prima volta, la paura attraversò il suo sguardo.

Miss Sanny sciolse lentamente la frusta dal suo collo e fece un passo indietro.

"Forse hai ancora una possibilità di scappare..."

Penelope spalancò gli occhi. Un attimo di esitazione. Poteva davvero fuggire? O era solo un’illusione?

Miss Sanny incrociò le braccia, osservandola con supremazia assoluta.

Poi, con voce tagliente come il filo di una lama, ordinò:

"Todo, portami un collare."

Il mio cuore martellava nel petto.

Presi il collare di cuoio nero con borchie dorate e lo porgesi con mani tremanti.

Miss Sanny lo accarezzò lentamente con le dita, guardandolo come se fosse un gioiello. Poi si voltò verso Lucrezia.

"Cosa c’è, cara? Hai paura?"

Lucrezia scosse la testa, cercando di mantenere la sua compostezza. Ma le sue mani tremavano.

Con un movimento deciso, Miss Sanny le afferrò il mento, costringendola a guardarla dritto negli occhi.

"Inginocchiati."

Un attimo di esitazione. Il respiro sospeso.

Poi, due ceffoni sonori.

"Inginocchiati."

Questa volta, Lucrezia obbedì.

Un click metallico risuonò nella sala.

Il collare si chiuse attorno al suo collo.

Sulla targhetta d’argento, inciso con precisione:

🔥 Miss Sanny – Schiava 0015687 🔥

La ribellione e la definitiva punizione

Todo Meo, in ginocchio accanto al trono, sapeva cosa fare.

Con movimenti esperti, sollevò il telefono e inquadrò la scena. Miss Sanny in piedi, immacolata, la sua nuova schiava ai suoi piedi.

Ma fu allora che accadde.

Un lampo di ribellione disperata attraversò gli occhi di Lucrezia.

Un gesto istintivo, improvviso: scattò in avanti, cercando di afferrarsi alla caviglia della Dea.

Miss Sanny non si scompose.

Uno scatto di tacco.

Un colpo secco che riportò immediatamente la ribelle nella sua posizione.

Un battito di ciglia. Lucrezia capì di aver commesso il suo ultimo errore.

Miss Sanny fece scivolare la punta della sua Louboutin lungo la guancia della ribelle, il nylon delle sue calze sfiorò la pelle arrossata.

"Peccato."

Poi, la sentenza.

"Todo, cancella la foto. E scatta di nuovo. Questa volta, con lei nella posizione che merita."

Lucrezia sentì un nodo serrarsi in gola.

Non era più solo un’idea, un gioco psicologico.

Era reale.

Miss Sanny prese una catena sottile, elegante, ma inconfondibile.

Alla fine della catena, una targhetta d’argento perfettamente incisa:

🔥 Miss Sanny – Schiava 0015687 🔥

Fece tintinnare il metallo tra le dita, lasciando che il suono riecheggiasse nella sala.

Poi, agganciò la catena al collare.

"Adesso appartieni a me."

Miss Sanny sollevò la catena con un leggero strattone.

Lucrezia inclinò la testa all’indietro, lasciandosi guidare.

"Adesso vieni. È tempo che tutti vedano la mia nuova conquista."

Con grazia impeccabile, Miss Sanny si voltò, la catena tra le dita, e iniziò a camminare verso l’uscita della sala.

Lucrezia la seguì senza resistenza, senza esitazione.

Dall’altra parte della porta, un gruppo di invitati attendeva.

Miss Sanny sorrise con eleganza.

"Signori, vi presento il mio nuovo trofeo."

Lucrezia abbassò lo sguardo.

Lucrezia era stata dichiarata ufficialmente proprietà della Dea.

Miss Sanny non aveva bisogno di molte parole. Era bastato un sorriso accennato, un leggero sollevare della catena, un solo sguardo, perché chiunque fosse presente comprendesse la realtà ineluttabile.

Lucrezia non apparteneva più a se stessa.

E mentre l’eco di quell’annuncio aleggiava ancora nell’aria, Miss Sanny si voltò senza più concedere attenzioni agli astanti.

Con grazia impeccabile, fece scivolare la catena tra le dita e tirò appena.

Un segnale chiaro.

"Vieni."

Penelope la seguì senza resistenza.

Todo Meo era già pronto con l’auto accesa, in attesa del prossimo comando.

Miss Sanny aprì la portiera posteriore, lasciando che Lucrezia entrasse per prima.

Nessuna fretta. La lenta discesa nell’inevitabile non aveva bisogno di accelerazioni.

Quando la porta si chiuse dietro di loro, qualcosa cambiò.

Il mondo esterno rimase fuori, gli sguardi della gente svanirono. Ora erano sole.

La Dea da un lato, perfettamente rilassata, le gambe accavallate con naturale supremazia, le calze di nylon che brillavano leggermente nella luce soffusa dell’abitacolo.

Lucrezia, accanto a Lei.

Sola.

Con i suoi pensieri. I suoi tormenti.

L’auto partì.

Todo guidava in un silenzio sacro, consapevole che dietro di lui stava accadendo qualcosa di più grande di qualsiasi parola.

Il cuore di Penelope batteva forte.

Era successo tutto così in fretta.

Eppure, dentro di lei, non c’era più caos.

C’era solo un richiamo muto, irresistibile.

Senza nemmeno pensarci, il suo sguardo scivolò lentamente verso Miss Sanny.

Il nylon trasparente delle sue calze accarezzava le curve delle gambe perfette.

Il raso del vestito seguiva ogni movimento con una grazia divina.

E il profumo.

Dio, quel profumo…

Lucrezia si sentì inebriata, ipnotizzata.

L’auto continuava la sua corsa nella notte.

Lei, invece, stava precipitando in qualcosa di più profondo.

Per tutta la vita, aveva pensato di essere una dominatrice.

Di essere lei a decidere, a controllare.

Ma ora…

Ora sapeva che si era sempre sbagliata.

Ora sapeva cosa significava veramente appartenere.

Era qualcosa che non si poteva combattere.

Era qualcosa che si accettava.

No, che si desiderava.

Le sue mani tremarono leggermente.

E prima ancora di rendersene conto, si mossero da sole.

Con delicatezza assoluta, sfiorarono la stoffa delle calze di Miss Sanny.

Leggere, timide. Un primo atto di adorazione.

Miss Sanny non si mosse.

Non la fermò.

Non aveva bisogno di farlo.

Perché sapeva.

Sapeva che era questo il momento.

Il momento in cui Lucrezia non avrebbe più tentato di fuggire.

Il momento in cui, finalmente, aveva capito chi era.

Così, mentre l’auto sfrecciava nella notte, Lucrezia si chinò.

Si avvicinò alle gambe della sua nuova Padrona.

E con un respiro tremante, lasciò che le sue labbra si posassero sul nylon perfetto.

Un bacio.

Lento. Reverente. Definitivo.

Non era più una lotta.

Non era più una prigionia.

Era adorazione.

Miss Sanny sorrise appena.

Sollevò lentamente la mano e, con la stessa grazia con cui aveva preso possesso della sua anima, le accarezzò i capelli.

"Brava."

Lucrezia chiuse gli occhi.

Ora era completa.

 

 

 

Il Trionfo della Dea

Pensavo d’esser regina sovrana,
sicura, invincibile, altera e lontana.
Ma ora il mio passo è incerto e tremante,
dinanzi a Lei che avanza elegante.

Le calze velate brillano appena,
ogni respiro è dolce catena.
Il tacco risuona con ritmo perfetto,
mi guida, mi inchina, mi rende un oggetto.

La catena sottile mi stringe la vita,
è dolce prigione, è fiamma infinita.
Mi scuote, mi piega, mi toglie il respiro,
mi arrendo, mi inchino, le sussurro un sospiro.

Il nylon scintilla sotto la luce,
il desiderio nel petto mi induce.
Il nylon sussurra parole di fuoco,
la Dea Velata conduce il gioco.

Senza pensare, senza timore,
ora la adoro con tutto il cuore.
Mi arrendo per sempre a un essere superiore,
mi sento sua con tutto il vigore.

Miss Sanny sorride, mi sfiora il viso,
e dentro il buio… io trovo il paradiso.

Non più ribelle, non più sovrana,
ma schiava felice, devota e umana.

                                   Schiava Lucrezia

 

 

 


Nessun commento:

Posta un commento

In Evidenza

Dominata dalla mia pausa

  Doveva essere solo una pausa. Un momento tutto mio. Ero sola nel mio studio, il corpo avvolto nel mio abito a maglia nero — un pezzo uni...

I miei post più gettonati